L’Alta Corte britannica ha concesso a Julian Assange, il 20 maggio, la possibilità di appellarsi alla decisione di estradizione negli Stati Uniti. Seppure sia una vittoria nello specifico passaggio giudiziario in corso, è necessario ricordare che siamo di fronte a un processo farsa che va avanti da 5 anni, fondato sulla violazione di ogni norma del giusto processo. L’Alta Corte britannica è stata usata come strumento di tortura nella persecuzione politica ai danni di un giornalista che ha già scontato senza alcun reale motivo 5 anni in un carcere di massima sicurezza, in isolamento, in condizioni che gli hanno deteriorato la salute, solo perché lui, cittadino australiano, dovrebbe rispondere al sistema giudiziario statunitense che lo vuole processare per spionaggio e condannare a 175 anni di reclusione.
Il “reato” commesso da questo giornalista d’inchiesta è, in realtà, quello di aver scoperto e portato alla luce crimini di guerra commessi dagli Stati Uniti d’America. La persecuzione nei suoi confronti è un monito che gli Stati Uniti e i loro alleati lanciano a chiunque osi violare le loro “regole” portando alla luce la verità. L’Alta Corte britannica ha proseguito la sua azione anche quando sono emerse le prove del tentativo della CIA di rapire e assassinare Assange mentre era rifugiato politico nell’Ambasciata dell’Ecuador. L’Alta Corte britannica avrebbe potuto, il 20 maggio, porre fine a tutto questo, avrebbe potuto liberare Assange, avrebbe potuto perlomeno decidere di spostarlo dal carcere di massima sicurezza in un luogo di detenzione dove avrebbe potuto recuperare la sua salute fisica e psicologica. Ha invece solo rimandato l’estradizione negli USA prolungando in tal modo la persecuzione.
Il fatto è che in questo momento negli Stati Uniti è in corso la campagna elettorale per le presidenziali: sarebbe quindi dannoso per tutti i candidati che si aprisse un processo contro Julian Assange, in cui dovrebbero essere elencati i suoi “reati” riportando inevitabilmente in primo piano i crimini di guerra statunitensi. In questo momento, inoltre, i maggiori campus universitari statunitensi sono percorsi da un forte movimento di solidarietà con la Palestina, che denuncia i crimini di guerra commessi da Israele con il sostanziale appoggio degli Stati Uniti. Sarebbe quindi pericoloso per l’establishment statunitense portare Julian Assange davanti a un proprio tribunale, poiché il movimento dei campus si schiererebbe in sua difesa. La decisione dell’Alta Corte britannica di sospendere l’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti, continuando a detenerlo in condizioni tali da minarne la salute fisica e mentale, corrisponde ancora una volta alla volontà e agli interessi degli Stati Uniti d’America.
Manlio Dinucci
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